Per rilevare l’infezione da SARS-CoV-2, responsabile di COVID-19, sono disponibili diversi tipi di test, non sovrapponibili tra loro, però, in termini di affidabilità ed efficacia.

Preliminarmente, si rappresenta che i test attualmente disponibili per rilevare l’infezione da SARSCoV-2 sono i seguenti: 

  1. test che evidenziano la presenza di materiale genetico (RNA) del virus (test molecolari o PCR); 
  2. test che evidenziano la presenza di componenti (antigeni) del virus (test antigenici);
  3. test che evidenziano la presenza di anticorpi contro il virus (test sierologici tradizionali o rapidi). Tali test rilevano l’avvenuta esposizione al virus e, solo in alcuni casi, sono in grado di rilevare la presenza di un’infezione in atto (individui con malattia lieve o moderata i cui sintomi siano iniziati almeno una settimana prima). 

Passiamo a una rassegna dei test disponibili al momento:

IL TAMPONE PER IL TEST MOLECOLARE: attualmente è il test d’elezione per la diagnosi di COVID-19. Si effettua mediante un prelievo minimamente invasivo, seppur un po’ fastidioso, del muco che riveste le cellule del rinofaringe (la parte di faringe posta superiormente) e dell’orofaringe (la porzione di faringe presente dietro il cavo orale), prelievo effettuato con l’ausilio di un bastoncino cotonato. Per la buona riuscita del tampone è essenziale che venga eseguito correttamente affidandosi ad operatori specializzati. 

Una volta raccolto il campione, l’analisi viene eseguita in laboratori di riferimento regionali e aggiuntivi, in un tempo che va dalle 2 alle 6 ore a partire dal momento della processazione in laboratorio dove, grazie alla metodica molecolare di real-time RT-PCR (Reverse Transcription-Polymerase Chain Reaction), si procede all’estrazione, alla purificazione e alla ricerca dell’RNA virale (il genoma del virus SARS-CoV-2) per individuare la presenza del virus e conformare o escludere la diagnosi di COVID-19. 

TEST RAPIDO ANTIGENICO: i test rapidi antigenici ricercano la presenza degli antigeni, proteine esposte sulla superficie del virus, e non di RNA, come avviene invece nel caso del test molecolare. Il campione viene raccolto nello stesso modo mediante tampone naso-faringeo ma i tempi di risposta sono decisamente minori (15-30 minuti rispetto alle 48 ore del test molecolare). Tuttavia ha una sensibilità e una specificità inferiori rispetto al test molecolare per cui, in caso di esito positivo, per accertare la diagnosi, è necessario effettuare il test molecolare. Nonostante la minore efficienza, questa tipologia di test ha trovato un’ampia applicazione in quei contesti in cui diventa necessario esaminare un gran numero di persone. È stato introdotto infatti per velocizzare lo screening di passeggeri nei porti e negli aeroporti e nei contesti scolastici, in maniera tale da accelerare la diagnosi di casi sospetti di COVID-19 e facilitarne l’isolamento.

TEST SIEROLOGICO

A differenza dei test molecolari e antigenici, i test sierologici non servono per diagnosticare un’infezione in atto, ma per rilevare nel sangue la presenza o meno di anticorpi prodotti in risposta all’infezione.

I test sierologici si basano sull’analisi del sangue del paziente e sono di due tipi qualitativi o quantitativi: i primi sono test sierologici rapidi per i quali basta una sola goccia di sangue: rilevano solo la presenza degli anticorpi (positivo o negativo) e non la loro quantità e, pertanto, se si è entrati in contatto con il virus; i secondi, test sierologici standard, rilevano un dosaggio specifico di anticorpi e richiedono un prelievo di sangue. Il test rileva la presenza di IgM, le prime immunoglobuline prodotte dal sistema immunitario in caso di infezione, a cui fanno seguito le IgG che indicano un’infezione passata. Nel caso specifico in questione, non ci sono ancora evidenze scientifiche che dimostrino l’acquisizione di immunità per COVID-19.

Il test sierologico in definitiva indica l’avvenuta esposizione al virus ma non è indicato per rilevare l’infezione in corso in quanto la sua positività è tardiva. Trova applicazione in campo epidemiologico ma non è l’esame più indicato in campo diagnostico. 

I TEST SALIVARI MOLECOLARI E ANTIGENICI. Di recente sono stati proposti anche nuovi test salivari che rilevano tracce del virus dalla saliva stessa. Come accade per i tamponi, anche i test salivari possono essere di due tipologie: test salivare molecolare: rileva il materiale genetico del virus e, come nel caso del tampone classico, richiede un’analisi sofisticata, la ben nota PCR, che può essere svolta per ora solo in laboratorio con tempi non brevi. Test salivare antigenico: è immediata ed esattamente come nel caso del tampone rapido, anche il test salivare antigenico può essere elaborato nel giro di una decina di minuti e va a caccia delle proteine di superficie del virus all’interno della nostra saliva. In questo caso la precisione del test è però ancora più bassa, inferiore non solo al tampone normale, ma anche al tampone rapido. La strada del test salivare è quella giusta: è il test meno invasivo e più economico, ma richiederà ulteriori miglioramenti tecnici prima di poter essere impiegato in modo massiccio.

Pertanto, alla stregua delle precedenti considerazioni, si può, in conclusione, affermare che: 

  • il test molecolare rimane tuttora il test di riferimento per la diagnosi di SARS-CoV-2; 
  • i test antigenici rapidi su tampone naso-faringeo possono essere utili in determinati contesti, come lo screening rapido di numerose persone; 
  • i test antigenici e molecolari su campioni di saliva, allo stato attuale delle conoscenze, difficilmente si prestano allo screening rapido di numerose persone, in quanto richiedono un laboratorio attrezzato.

Poiché la frequenza di episodi febbrili nella popolazione tende ad aumentare nel periodo autunnale può essere necessario ricorrere spesso alla pratica del tampone per escludere in tempi rapidi la possibilità che si tratti di COVID-19, nonché per individuare prontamente i casi, isolarli e rintracciarne i contatti, facilitando la diagnosi differenziale e la decisione di applicare o meno misure quarantenarie in tempi brevi e con un risparmio notevole di risorse, evitando un eccessivo sovraccarico dei laboratori di riferimento.

In caso di sospetto diagnostico ovvero in caso di esposizione al rischio del personale scolastico o degli alunni, ove sussistano i presupposti sopra indicati, si può, pertanto, ricorrere anche al test antigenico rapido.

È proprio nel contesto di diagnosi di COVID-19 che spicca il nostro corso di formazione dal momento in cui è prevista un’intera sezione dedicata allo screening ecografico polmonare con tutte le considerazioni del caso fornite dal dottor Guido Robotti, un’eccellenza della radiologia italo-svizzera, che spiegherà come avvalersi dei nostri strumenti ecografici di ultima generazione per accertarsi della diagnosi.

Per conoscere più informazioni in merito leggi anche il nostro prossimo articolo: “l’ecografia una svolta nella diagnosi di covid-19”.


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