L’ecografia polmonare è entrata a tutti gli effetti nella pratica clinica per la diagnosi di COVID-19 in pronto soccorso.
Una svolta nella diagnosi di COVID si è avuta grazie a uno studio condotto su pazienti adulti in Pronto Soccorso e in Terapia Intensiva ad opera di un’equipe cinese capitanata dal prof. Peng che ha dimostrato un’accuratezza diagnostica dell’ecografia superiore all’RX.
Lo studio in questione “Findings of lung ultrasonography of novel Coronavirus pneumonia during the 2019– 2020 epidemic” (di Peng QY, Wang XT, Zhang LN, Chinese Critical Care Ultrasound Study Group CCUSG) pubblicato il 12 marzo 2020, ha evidenziato come, durante la polmonite da Covid-19, possano essere identificate anomalie polmonari con l’utilizzo dell’ecografia ancor prima delle manifestazioni cliniche.
Fino a questo momento gli esperti avevano indicato la TC torace come primo approccio per lo screening di pazienti sospetti per tale patologia; tuttavia l’elevata contagiosità del virus, con l’aggravante del rischio causato dal trasporto di pazienti ipossemici e con scompenso emodinamico, ha reso ulteriormente complessa l’esecuzione di tale metodica nei pazienti con sospetta o accertata infezione da COVID-19, nonché la sua ripetibilità.
Diversamente, l’ecografia polmonare fornisce risultati simili alla TC toracica e superiori all’RX torace standard per la valutazione della polmonite e/o della sindrome da distress respiratorio dell’adulto (ARDS) con i vantaggi della facilità d’uso, della ripetibilità, della assenza di radiazioni e del basso costo.
Inoltre, recenti studi svolti in Cina e in Italia, hanno dimostrato che le immagini polmonari acquisite durante l’ecografia permettono di effettuare diagnosi differenziale tra dispnea indotta da Sars-Cov-2 o da altre patologie, ossia di indagare se la dispnea, respirazione alterata nel ritmo o nella frequenza, di cui il paziente è affetto, possa essere scatenata da un’infezione da Sars-Cov-2 piuttosto che attribuibile ad altre patologie, discriminando in questo modo tra pazienti infetti e non.
L’interesse per questa metodica è stato favorito pertanto da diversi vantaggi logistici:
– Metodica immediatamente disponibile anche al letto del malato: l’esame può essere svolto al posto letto in ospedale con conseguente riduzione della possibilità di contagio dal momento in cui gli altri strumenti diagnostici richiederebbero lo spostamento del paziente potenzialmente positivo.
– Praticabile anche a domicilio: nessuna necessità di trasporto del paziente nei servizi di radiologia: gli ecografi portatili permettono di effettuare diagnosi anche a domicilio, riducendo in tal modo la saturazione di posti letto in ospedale.
– Classificazione dei pazienti in pazienti a basso rischio di sviluppare insufficienza respiratoria da COVID e pazienti ad alto rischio.
– Sterilizzazione più semplice da eseguire grazie alla praticità dei dispositivi, completamente isolabili.
– Replicabilità degli esami consentita dal fatto che gli ultrasuoni non sono dannosi per la salute.
– Velocità di esecuzione con possibilità di esecuzione anche durante l’esame obiettivo e interpretazione immediata dei risultati in base al quadro clinico.
– Metodica accessibile ed economica applicabile anche in zone povere e disastrate.
A dimostrarne l’efficacia in campo diagnostico è stato uno studio condotto dall’Ospedale Molinette di Torino, che ha posto in rilevanza il ruolo dell’ecografia del polmone nella diagnosi della polmonite da COVID.
Infatti, oltre agli evidenti vantaggi di natura pratica sopramenzionati, lo studio condotto dall’ospedale Molinette ha posto l’accento sulle maggiori probabilità di scovare i positivi tra i pazienti testati, probabilità addirittura superiori rispetto a quelle derivanti dal metodo del tampone naso-faringeo.
Lo studio in questione, pubblicato sulla rivista scientifica <<Annals of Emergency Medicine>>, ha esaminato un totale di 228 pazienti con sintomi suggestivi per Covid-19 di cui 107 sono stati diagnosticati come positivi in seguito al tampone.
L’aggiunta dell’ecografia, assieme alla visita, ha consentito di identificare correttamente ulteriori 21 casi positivi precedentemente non rilevati. In pratica grazie all’ecografia sono stati “recuperati” ben 21 casi (ammontano al 20% del totale), che al tampone erano risultati negativi (falsi negativi).
In conclusione il senso comune di tutti gli studi riportati è presto chiaro: lo scopo è quello di identificare rapidamente e in modo corretto i pazienti affetti da Covid-19 in pronto soccorso per isolare precocemente i soggetti infetti, limitando la diffusione dei contagi. A tal proposito, il vantaggio ulteriore consiste, come è stato appurato, nella possibilità di eseguire questi esami dal posto letto se non addirittura a domicilio, evitando così la necessità di spostare e fare entrare in contatto con altre persone un soggetto affetto, o potenzialmente tale, per sottoporlo a scansioni TC o radiografiche nel tentativo di comprendere l’approccio migliore da intraprendere.
In questo modo è stato di fatto confermata la percezione dell’utilità dell’ecografia del polmone, solitamente usata per monitorare la gravidanza, o per studiare addome e cuore, e meno per le malattie polmonari. Un esame del genere, magari effettuato con strumenti portatili collegabili direttamente ad uno smartphone, potrebbe rappresentare un alleato in più nella lotta contro il coronavirus.
O.T.E. Medical offre la soluzione perfetta per questo caso: la sonda Double-Head che include due tipologie settoriali: le componenti Linear e Convex, rispettivamente per le strutture più superficiali e per le strutture più profonde, per avere un quadro diagnostico completo del polmone ed usufruire di tutti questi vantaggi nel formulare una diagnosi corretta limitando al contempo la diffusione del virus.
Sarebbe opportuno che, in vista di una ipotetica terza ondata, le autorità sanitarie approfondissero la questione per poter sfruttare al meglio l’arma dell’ecografia, soprattutto con l’ausilio di strumenti portatili, anche perché le strutture ospedaliere di diverse città continuano ad essere in affanno.